I Volti Nuovi del Gruppo, Simone Raccani: “Inseguire i propri sogni, un passetto alla volta. Da italiano mi sono sempre ispirato a Nibali”
La nostra rubrica I Volti Nuovi del Gruppo oggi ci porta a conoscere Simone Raccani. Il veneto, classe 2001, ha già iniziato la sua prima stagione da pro’ con la maglia della Eolo-Kometa, che l’ha messo sotto contratto per i prossimi due anni. Il ventunenne è attualmente impegnato alla Vuelta a San Juan, ma ha comunque una discreta esperienza per la sua età, visto che nel finale della passata stagione ha potuto assaggiare anche il WorldTour facendo da stagista alla QuickStep (un’esperienza interrotta presto a causa di una caduta alla Vuelta a Burgos). Prima di giungere alla compagine di Lefevere, invece, il nativo di Thiene aveva militato per un anno e mezzo nella Zalf Euromobil Fior e per un anno nella Beltrami TSA Marchiol, accumulando buona esperienza nelle corse italiane, ottenendo anche buoni risultati a livello U23. La redazione di SpazioCiclismo lo ha intervistato per la rubrica che dà spazio a tutti i neoprofessionisti italiani.
Descriviti un po’ ai nostri lettori: che tipo di corridore sei, quali sono le tue caratteristiche?
Io sono uno scalatore, mi difendo bene sulle salite lunghe e diciamo che nelle cronometro individuali riesco a difendermi.
A che età hai iniziato ad andare in bicicletta?
Ho iniziato da G2, a otto anni.
Passi professionista quest’anno con la Eolo dopo aver corso come stagista con la QuickStep. Come è stata l’esperienza in QuickStep e come mai hai scelto la Eolo? È il progetto che ti ha convinto di più, è la squadra che si è interessata per prima?
Sì, ho corso da stagista, ho fatto purtroppo solo la Vuelta a Burgos perché poi sono caduto al terzo giorno. Ho avuto dei contatti già nell’anno precedente con la Eolo e quest’anno, da terzo anno, quando era il momento che più ritenevo opportuno per passare professionista, ho avuto un incontro con Ivan (Basso, ndr), ho parlato un po’ del progetto e dei programmi e mi è parsa fin da subito la squadra migliore per me per crescere e per centrare dei risultati.
Sai già il tuo calendario per questa stagione?
Correrò la Vuelta a San Juan in Argentina, successivamente avrò venti giorni a casa per allenarmi e poi farò il Gran Camiño in Spagna. Poi a inizio marzo, se tutto va bene, dovrò fare il Trofeo Laigueglia e la Coppi e Bartali.
Tra l’altro hai già avuto modo di metterti in mostra in alcune occasioni tra i professionisti. A Burgos sei stato sfortunato, però già al Giro di Sicilia sei arrivato a ridosso della top-10: è stato un po’ quello il momento in cui hai capito che avevi il motore per poter essere professionista o c’è stato un altro momento in particolare durante la tua carriera?
Diciamo che quando sono passato in Zalf al secondo anno ho notato certi miglioramenti, certi risultati, vivevo giorno per giorno e vedevo che riuscivo a raccogliere dei discreti risultati. Mi ha contattato la Eolo già al secondo anno, ho voluto aspettare e fare il terzo anno, e da lì, dopo il Giro della Valle d’Aosta (chiuso al terzo posto, ndr), ho fatto stagista e poi son caduto. Comunque avevo raccolto ottimi risultati anche durante la precedente stagione, ho deciso di passare professionista e ringrazio la Eolo per questi due anni che mi hanno offerto, e soprattutto ringrazio la QuickStep per l’opportunità che mi ha dato e anche la Zalf.
Diciamo quindi dal GP di Capodarco (corsa che Raccani ha vinto nel 2021, ndr) in poi.
Sì, comunque anche prima, avevo raccolto qualche podio internazionale, ad esempio il Medio Brenta, e qualche altra vittoria nazionale.
Hai recuperato totalmente dall’operazione che c’è stata dopo la caduta a Burgos?
Sì, è andato tutto per il meglio, riuscivo a muovere molto bene il polso già un mese dopo l’infortunio, avevo una mobilità molto buona e ho recuperato bene. Sono pronto per la nuova stagione.
Da scalatore arrivi in una squadra con tanti scalatori sia nel roster, che un po’ nel management, possiamo dire. Ivan e Alberto (Contador, ndr) ti hanno dato qualche consiglio?
Il calendario che fa la squadra mi ha convinto molto perché è impegnativo e adatto per gli scalatori. Ho avuto un dialogo anche con loro e sono contento di cominciare questa nuova avventura.
Per te il riferimento in squadra potrebbe essere Fortunato, come caratteristiche?
Io sono più passista rispetto a lui, mi difendo a cronometro. Però sono un po’ più passista anche per il peso e per l’altezza.
Quando hai iniziato a correre chi era il tuo idolo in bicicletta? C’è qualcuno in particolare a cui ti sei ispirato?
Beh, da italiano sicuramente Vincenzo Nibali.
Con cui hai avuto modo di correre l’anno scorso il Sicilia.
Esatto, e anche a Burgos.
E hai avuto modo di parlarci, di scambiarci due chiacchere?
No, al momento no.
In chiusura di intervista chiediamo sempre di lanciare un messaggio ai tifosi, tuoi o in generale del ciclismo, o ai giovani che stanno iniziando questo sport. C’è qualcosa che ti senti di dire?
Sì, di inseguire i propri sogni, di fare un passetto alla volta che i risultati arrivano e arrivano le soddisfazioni, e di impegnarsi al massimo.
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